Stanno procedendo a pieno ritmo i lavori in questo cantiere: le vasche sono quasi pronte, così come il generatore e la sala pompe.
Questa è la vasca principale, quella che costituisce la struttura del fermentatore dell’impianto a biogas. Il fermentatore altro non è che un grosso pentolone dentro cui viene scaldata e continuamente mescolata la miscela che si compone di reflui zootecnici, materiali di scarto come le lettiere del bestiame e altri sottoprodotti agricoli.
I tubi orizzontali in acciaio inox che corrono lungo il muro interno mantengono la miscela ad una temperatura di circa 40 gradi, la quale, in seguito alla fermentazione, produce il così detto “biogas” o gas naturale.
Le strutture di acciaio verticali, invece, sono i supporti per gli agitatori che tengono mescolata la miscela che rimane all’interno della vasca per circa 40 giorni, prima di diventare un ottimo concime.
Questo impianto, grazie al co-generatore, non solo si autoalimenta ma produce più energia termica di quella necessaria che verrà utilizzata per riscaldare l’acqua di abbeveraggio del bestiame in inverno, la sala mungitura e gli uffici dell’azienda agricola. In futuro l’energia termica eccedente potrebbe anche essere utilizzata come essiccatoio di prodotti come la soia, un alimento che fa parte della dieta del bestiame.
Dentro alla vasca di fermentazione, dal diametro di 23 metri, gli operai al lavoro sfruttano la struttura ad anfiteatro per concedersi un “concerto industrial”. Ottima idea!
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Possiamo finalmente osservare dal vivo l’impianto di fitodepurazione per cui abbiamo eseguito il progetto preliminare e la direzione lavori.
La consegna di un cantiere è un momento emozionante.
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Settembre 2015: 193 stati siglano uno dei più importanti accordi mondiali per universalità e urgenza. È l’Agenda ONU 2030, un programma lungo 15 anni, che ha lo scopo di restituire un mondo migliore di come ci è stato affidato.